“Ho riletto quello che ho scritto e oggi faccio come papà“, scrive Marta nell’ultimo giorno di febbraio, il 28. Ciò sta a significare che lo pubblica nella chat di famiglia che lei stessa tanto tempo fa ha creato e alla quale ha dato nome “Crazi Family”. Un modo per sentire come la pensano quelli che ci sono più vicini. Nessuna smania particolare se non il piacere di descrivere le proprie emozioni.
Tutto è iniziato qualche mese prima.
Sempre Marta:”Papà fine mese di febbraio vado a Palermo“. In questo periodo tutto costa poco e poi anche se siamo in inverno scendo giù a Palermo, mica sale su a Gorizia. E fin qui nulla di strano. Le piace veramente tanto Palermo che quando il mio collega Alessio mi ha chiesto un elenco dei luoghi principali da visitare a Palermo gli ho risposto che gli avrei fatto scrivere da Marta. E lui poi ci ha regalato questo quadro: Marta ha fatto una ricca lista e lui un piccolo capolavoro. Bravo Alessio, grazie!
Ma la storia del viaggio a Palermo ha un retroscena molto simpatico sia per come è avvenuto sia per il nome del protagonista. Infatti voi non lo immaginate e non penserete proprio che si tratta di una protagonista e che questa risponde al nome di Lucia, ossia mia moglie e anche la mamma di Marta per la cronaca:”Nino vuoi mica mandare a figghia sula a Palemmu!” Giammai voi rispondereste conoscendomi. Ed invece ha fatto tutto Lucia:”Non scherziamo, l’accompagno io!” Conclude nel suo ragionamento.
E così è stato.
Mamma e figlia prendono l’aereo e volano a Palermo.
Monumenti, stradine, mercati, situazioni, giardini. Il Mare. La spiaggia.
Non sono io che vi devo far conoscere Palermo. Che vi devo raccontare cos’è Palermo. I nomi stranoti dei quartieri. I nomi dei dolci, compresi quelli che sono riusciti a portare in aereo a casa e quelli meno conosciuti, come i sospiri.
La storia di Palermo. E i nomi dei Martiri di Palermo.
E poi la gente comune che eroe non è. I Palermitani. Quelli a cui non sentirete mai rispondere “sono Siciliano” alla domanda “di dove sei”. Loro vi risponderanno “sono Palermitano”.
Ma soprattutto gli amici.
E che Amici.
Zio Salvino, al secolo Don Salvino Raia, Salesiano di Don Bosco, già direttore della Casa Salesiana di Barcellona Pozzo di Gotto e oggi a Santa Chiara, Ballarò centro storico di Palermo. E loro a due passi in un albergo con terrazza con vista sulla Capitale da mille e una notte.
Aurelio e Gabriella. Impossibile spiegare in questa pagina cosa rappresentino per me loro due. Solo una data, una casa salesiana ed una sigla: 1977 Gesù Adolescente di Palermo (dove c’è il CFP), MoGS (che dopo qualche hanno diventerà MGS).
Ornella, l’amica di sempre. Lei c’è sempre. Anche lei conosciuta ai tempi dell’MGS.
Ho tanti altri amici a Palermo a cui sono legato, ma Marta e Lucia non li conoscono e poi c’è poco tempo. Sempre poco tempo quando decidi di andare a Palermo.


E tutto questo preambolo per fare che? Semplice, presentare un piccolo affresco realizzato da Marta. Vero è che lei in questo periodo sta seguendo un corso di pittura. Altrettanto vero che lei quando scrive dipinge in un modo alternativo.
E scrive così di ritorno da Palermo.
Palermo è la Sicilia

Che strano essere qui su quest’isola senza la canicola di agosto.
Senza le goccioline di sudore che scendono sulla pelle ancora bagnata mischiandosi con la salsedine.
Senza il vociare della gente che al tramonto popola le spiagge.
Che strano essere sulla mia isola ma in un altro angolo della sua terra
sentire quella familiarità di sempre ma allo stesso tempo sentire una curiosità diversa.
Una novità.
Anche per le cose che già conosco.
Palermo è un macrocosmo in un microcosmo.
Si sentono gli echi antichi rimasti incastrati nei palazzi nobiliari decandenti
che cercano di raccontare una storia che altrimenti andrebbe persa,
si sentono le voci di un passato che non è mai andato via che permea ancora qualsiasi cosa e che forse impedisce a volte di voltare pagina.
C’è un amico che sta Ballaró,
in una piazzetta silenziosa
all’insegna del volto di una donna.
“E’ un quartiere difficile” dice lui sospirando.
Un crocevia di vite che si portano dietro bagagli rotti, storie mai raccontate, prospettive sbiadite.
Lui resiste.
In ogni vicolo c’è una storia.
Anche tra le stradine della Kalsa
dove due bambini giocavano a palla negli anni 60.
Palermo è la Sicilia racchiusa in un luogo e tutto quello che manca per scoprirla davvero.
Marta Gentile



