Terzo giorno di palestra. (Torino 06 dicembre 2024)
Al primo giorno zitto e muto. Ero rintronato anche perché erano da poco passate le 6 ed io ero già sveglio almeno da due ore.
Non riuscivo a capire come si attivasse il tapin roulant. Ed ecco con un gesto fatto per attirare la mia attenzione, che “un tipo palestrato” comprende la mia richiesta da perfetto imbranato e mi indica come fare. Era evidente che lui fosse qui per motivi ben diversi dai miei.
Dolore e sofferenza ad ogni esercizio. Il culmine al primo dei tre plank: mi sono fermato a 12 secondi del primo. Dodici secondi e stop. Infine camminata di 5 minuti defaticante e via sotto la doccia. Vi mostro la scheda di lavoro preparatami dal personal trainer di mio figlio.
La tabella
Al secondo giorno, a 4 giorni dal sabato scorso, ho scambiato il “palestrato” con uno che non ci assomigliava per niente. Poi me ne sono reso conto, forse era a causa della levataccia, le quattro del mattino son sempre le quattro mattino. bisognava lavare l’onta perchè mio figlio Giuseppe Giulio mi aveva preso in giro quando gli ho detto dei 12” al primo plano e poi stop.
Guardare il cronometro per credere!
Oggi invece ero più sciolto.
Tutti gli esercizi li ho eseguiti nei tempi e nei modi corretti. Anzi qualcosina in più. Ma il top è stato sotto la doccia quando ho sentito parlare di lavoro e di Leinì. Potevo mica non attaccare bottone! Un’azienda che produce fibra di carbonio e cerca operai con caratteristiche di manualità. Scambio due parole. Cerco di farmi spiegare che tipo di operaio cercano. MI risponde che ha già avuto ragazzi del “Reba”. Tornitori e fresatori sono troppo! Potrebbe essere più utile un profilo da elettricista per la manualità e per le attività di manutenzione.
Ecco.
Non mi piace proprio andare in palestra.
Questione di salute
E poi io non devo preparare il fisico per giocare a calcio. Il pallone non è neanche lontanamente sullo sfondo. Quindi lo faccio solo per Lucia e per i miei figli, per la salute. Devo perdere peso. Anche con la dieta. La palestra mi serve per riattivare la muscolatura da troppo tempo inattiva. L’ufficio è una brutta bestia, devi saper trovare il tempo per il movimento al tempo giusto.
E quindi vai in palestra. Ho rispolverato il borsone da arbitro e l’abbigliamento che usavo per l’allenamento. A questo punto è più che utile e quindi vale la pena sfruttarlo.
Vi farò sapere.
Sarebbe più importante parlare della dieta che mi ha dato la nutrizionista.
Morena è simpatica. Empatica. Mi ha convinto. Solo così sono riuscito a togliere il gonfiore accumulato per lo stress nei giorni di Novara. Adesso bisogna togliere un po’ di ciccia. È importante per evitare di affaticarsi. E soprattutto per togliere i disturbi legati ad una digestione pesante o dei cibi che forse non sono adatti per la mia età e magari per quella di chiunque. Alla fine tanta verdura cotta e cruda. Carni bianche. Frutta secca. Frutta e pane, pasta e riso di cereali di diverso genere rispetto a quelli che mangiava anche in discreta quantità.
Qualche trasgressione durante la settimana. Ma quella più significativa per il compleanno di Lucia il 4 dicembre: “arancini e pitoni” da Pippo, la rosticceria messinese. “E PIF po’ diri chiddu che voli.” “Chissu era arancinu. Era bbonu. A mia basta chi sunnu boni, arancinu o arancina cu si nni futti, tantu diu pidduna a tutti”. Non è proprio questa la frase esatta e completa che da il titolo ad uno dei libri suoi, ma appunto l’importante è che questa delizia, che deriva da un’antica ricetta araba o normanna (non ricordo cosa mi ha raccontato qualche mese fa mio cugino “Ninu u dutturi”, che prima sia fatto il risotto e poi sia composto con il ripieno di ragù coi piselli a forma di arancia oppure che sia riso bollito e poi lavorato con il sugo di carne e che il ripieno sia di carne sfilacciata e provola ragusana o dei monti Peloritani o Nebrodi a forma di vulcano, poco importa. Basta chi su boni!
Tranquilli non sarà un sequel come Stazione di Rebaudengo Fossata.
Anche se mai dire mai.
Buon fine settimana.