Anche per me Torino è casa mia, anche prima che leggessi il libro di Culicchia. E no, non lo conoscevo Giuseppe, intendo Culicchia. Tutta colpa di Lucia. E sì questa volta è colpa sua. Ho fatto un errore questa mattina: me li sono portati tutti e due con me. Non potendomi portare Lucia e neanche Marta e Giuseppe Giulio, ho fatto che prendere i due libri di Culicchia, li ho messi in valigia assieme ad altri tra cui un paio di Fabio Geda ed uno Pietro Bartolo e Lidia Tilotta, “Lacrime di sale”.
Sicilia, o cara: facile questo. L’ho pure già letto. Easy va! Un viaggio sentimentale.
L’altro no, è più complicato, ho pensato leggendo il titolo: Torino è casa mia. Mica c’è scritto “è la mia città”. C’è scritto Torino è casa mia. Eppure Giuseppe ci è nato qualche hanno fa e nel 2025 ne compirà 60. Non so perchè ha scritto quella cronologia prima dell’introduzione. A naso pare che cercasse quando sono comparsi i PADANI in Piemonte e non ci sia riuscito. E se lo leggerete per scoprirlo rimarrete delusi: non vi è traccia di Padani in Piemonte, almeno in questo libro. Mi viene da pensare che siano solo dei poveri meridionali che si sono fatti colorare di verde da quel tipo che beveva l’acqua pura dall’ampolla e per cercarla non ha mai trovato il tempo di lavorare. Chissà se ha visto il film “Cado dalle Nubi”. Lo consiglierò a Massimo, sia il libro che il film.
E si è stato un errore portarsi quei due libri. Dovrò raccontare a Massimo e Sergio, il marito di Silvia, che i Padani non esistono. Che dispiasir. Fortunatamente esistono i Piemontesi. Che badate bene sono ben altra cosa, ed io posso testimoniarlo, e sopratutto non sono i Savoia. E su questi preferisco che sia Giuseppe a educervi.
Io mi fermo a fare solo qualche battuta perchè altrimenti non riesco a finire di leggere il libro. E chiedo scusa a Lucia se non ho mantenuto la parola: oggi leggo e non scrivo, le avevo detto stamattina partendo. Tutta colpa di questo libro. Ecco!
E mentre leggo quello che Culicchia descrive essere il carattere dei Torinesi, “non si incontrano e non socializzano manco se vanno a sbattere l’un sull’altro”, ad un certo punto, come se si fossero dati appuntamento, arriva Gaber con “Io non mi sento italiano ma per fortuna o purtroppo lo sono.” Coincidenza. Già, coincidenza.
“… (fondo di pagina 14 e segue a pagina 15) … Ora: se la Drogheria fosse a Bologna o a Roma o a Napoli, o perfino a Milano, e se intorno al suo lungo tavolo socializzante dal piano in marmo di Carrara sedessero dei bolognesi o dei romani o dei napoletani, o perfino dei milanesi, allora inevitabilmente questi finirebbero per socializzare. Ma la drogheria è a Torino. E a Torino i colleghi dello studio grafico parlano solo esclusivamente tra di loro. E le amiche arredatrici parlano solo ed esclusivamente tra di loro. E gli architetti pure. E così i musicisti. E non se lo sognano nemmeno di socializzare. A meno che un amico comune non provveda alla formalità delle presentazioni. Solo in quel caso gente che si incrocia da anni senza neanche abbozzare nemmeno un “ciao” arriva a scambiare qualche parola. … E’ una questione antropologica.” [tratto dal libro di Giuseppe Culicchia “Torino è casa mia”]
O carissimo Giuseppe quanto sono d’accordo con te. E sono d’accordo anche su Torino è casa mia! Anche se non ci sono nato, ma ci sono vissuto per più di 40 anni. E spero di potertelo dire di persona personalmente.
Mi Signur, spero che i mie figli … no, no, non ci vogliono neanche pensare!
Però Lucia! Vabbè dopo 37 anni e mezzo sarò riuscito a traviarla antropologicamente parlando, almeno un pò. Che dite!
Vi lascio, vah.
Voglio leggere sto libro e poi mi metterò sulle tracce di Giuseppe. Chissà che non mi riesca di invitarlo al Sermig il 6 febbraio alle 18,30.
E poi anche il treno ormai è casa mia, che quasi quasi mi mancava, va!
O Pucci, ma va comu si scrivi? Ciù dumandi a to frati Ninu!
Nino Gentile
Ps: Lucia, io lo pubblico. Tu leggilo e mandami le correzioni. Grazie!
Qui è facile:
libro consigliato manco a dirlo e provate a indovinare va!
film consigliato: “Cado dalle nubi”, di Checco Zalone
Brano musicale: “Io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono, di Giorgio Gaber. E poi non chiedetemi cos’è la destra o la sinistra, sennò non la finisco più di scrivere.
Ma ci sta pure Nicolò Fabi: “Ha perso la città“. Forse ah!
A Quelli che lo Stretto e dintorni
“Il sole è lì,
Indica la via.
Il caffè è qui e vi posso garantire che fa schifo sul FR.
E non dite, Aurelio in particolare, “mi Nino ma chi vulivi a, un cafè bonu.”
Quando arriveremo a Milano farà rotta a Sud come un novello Barbarossa… freccia rossa , Barbarossa . Valentinoooo u capisti!
Adriano tu invece sei rimasto a Torino, fedele nei secoli comu i carabbinieri che nel 1907 si rubbaru tutti così a Missina. Si ma chiedi erunu i carabinieri di Savoia e di Cavour ì, mansamaddiu. Oggi fortunatamente, minchia Sig. Tenente, sunnu nautra cosa. Tutta nautra cosa. Fratelli no, ma cuggini d’Italia tutta la vita.
Un saluto pure a Raffaele, che con la sua dolcezza e tranquillità tutto aggiusta.
Buone feste da un che “lo Stretto necessario e dintorni“.