Mi sono chiesto quando sarebbe stato opportuno parlare della presentazione del libro, certo Stazione di Torino Rebaudengo Fossata, uno solo ne ho scritto finora! E cosa avrei scritto. Ieri sera Marta mi consigliava di avere pazienza e di far raffreddare l’atmosfera che si è creata dopo il 6 febbraio: ragione aveva e ragione ha. Quando i figli sono più saggi dei genitori!
Sarà che gli impegni si sono succeduti senza soluzione di continuità tra lavoro, casa e politica, che non ci ho manco pensato. Si politica, perchè ho deciso di accettare l’invito di Monica e sono andato, sabato mattina, in via Coppino 115 a sentire il suo intervento sulla situazione dell’industria dell’auto a Torino.
Beh su questo non c’è nulla da aggiungere soprattutto da parte mia che sull’argomento ne so quanto chiunque sia vissuto o vive a Torino .
Bisognerebbe chiedere a qualche manager attuale.
Oppure a qualcuno dei “Marchionni boys” che oggi sono riccamente “pensionati” di una situazione che definire “malata” mi sembra poco.
il Sindaco di Torino
Eppure il Sindaco, il nostro Sindaco, (e quando scrivo nostro lo scrivo in tutti sensi perchè arbitro è arbitro in quanto ancora tesserato, “oratoriano” pure) sostiene che l’industria dell’auto va sostenuta dal Paese e quindi il Governo Italiano deve mettere le mani in tasca e fare come fanno tutti, Cinesi compresi, per dare lustro ad un distretto industriale che ha tutto per produrre un’automobile dalla A alla FIAT!

Stefano, questo è il nome di battesimo di Lorusso Sindaco di Torino, è un giovane professore universitario del Poli, così qui chiamano il Politecnico di Torino. E’ uno che le “cose” se le studia. Qualcuno, molto vicino a lui, sostiene che sia il miglior Sindaco che Torino poteva avere in questo preciso momento per le competenze che ha e per quanto servisse a Torino un uomo così. Però, prosegue, forse manca un pochetto di visibilità, come tutti i Piemontesi, “cuntadin o muntagnin scarpe grosse e testa fina” diceva scherzando mio cugino Pippo (invero cugino di mia mamma), lui che Piemontese di fatto lo è come me, anzi più di me perché la mamma è di Villafranca Piemonte mentre il padre è di Bitonto e lui è nato proprio qui in Città e quindi mi batte di 7 anni, nel senso che io sono arrivato nell’82 mentre lui è nato nel 1975. 50 anni il 15 ottobre. Un giovane Sindaco senz’altro.
Eravamo insieme nella Margherita.
A me non andò giù la fusione con i DS. Io sono e resto un Popolare, fedele ai miei ideali. L’acqua e l’olio non si mescolano mai! Eppure insieme fanno un buon pinzimonio se ci aggiungi l’aglio, un goccio di limone, l’origano (“u riinu”) a volontà ma in misura giusta, sale e pepe. Et voilà! Così è nato l’Ulivo. Tranquilli non sono un nostalgico. Sotto la cenere cova la passione politica, ma non per tornare indietro ma per andare avanti facendo tesoro della Storia. Cicerone scriveva: “Historia vero testis temporum, lux veritatis, vita memoriae, magistra vitae, nuntia vetustatis.” Non solo dialetto siciliano ma la nostra lingua antica, progenitrice di molte lingue europee. Che tradotto, mi riferisco allo scritto di Cicerone, significa: “La storia è testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra di vita, messaggera dell’antichità.“
la Storia
Ecco a parer mio si fa poca attenzione a quanto la Storia ci tramanda. Anzi non la si legge proprio. Adesso ne parlo non perchè mia figlia Marta è laureata in Storia. In realtà è perchè lo penso veramente da sempre. Sin da piccolo questo fu l’insegnamento del nostro molto compianto Maestro di scuola elementare Francesco Recupero. E così sono cresciuto. E lo stesso dicasi di Pucci e Luigi. Per citare due dei compagni di scuola che oggi mi onoro di considerare mie amici e anche qualcosa in più. Eppur siamo lontani. Io e Luigi siamo emigrati, lui a Verona, e Pucci, lui è rimasto nella natia Barcellona Pozzo di Gotto.

Alberto, Aldo, Pucci, ?, Eugenio, io, Quarino
Carmelino, Pinuccio, Leopoldo, Enzo, Masetto, Angelo, Nino, Salvatore e Luigi,
il maestro Francesco Recupero – Anno 1969/70 seconda elementare, forse.
Ho perso il filo, dove eravamo arrivati? Ah si, al Sindaco che è tecnicamente bravissimo e competente, ma che dovrebbe dare più visibilità a quanto ha fatto nel suo mandato. Poi se ha fatto bene o male, sarà la Storia a giudicarlo, appunto.
Ho ritrovato il filo, stavo scrivendo “della presentazione del libro”, cosa ho fatto nei giorni successivi.
i giorni dopo
In primis ho portato le prime buste con le offerte raccolte a Don Alberto e a Daniele. Poi ho iniziato a vendere i libri rimanenti della prima stampa. Sono stato tutto il venerdì a lavoro ad occuparmi di apprendisti e orientamento perchè lunedì sarò al Peano con le quarte classi e infine la spesa con Lucia. Poi il sabato del mercato con Carlo Alberto al mattino presto. A seguire l’evento politico e l’incontro con l’immarcescibile Gianni: “miii, non invecchia mai“. Ovviamente gli ho venduto un libro! Quanta nostalgia nel rivedere tanti amici popolari o della Margherita. Anche ex DS, va’ come Gianna. E anche il piacere di rivedere Maria Grazia, presidente del Consiglio Comunale, dopo l’intitolazione della Piazza a Luca Colosimo, di cui tra meno di un mese ricorre il decennale della morte. Mi sembrava di non aver mai smesso. C’era pure Davide. Credo di non essere l’unico ad avere nostalgia dei “Popolari”, vero Rodolfo? Vediamo che si può fare. Un passaggio dalla rosticceria di Pippo per portargli un libro ed una riproduzione del quadro Stazione di Torino Rebaudengo Fossata, dipinto da Pino. Pranzo frugale da dieta. Caffè da Massimo e Luca, poi no perchè Massimo dormiva. Un pò di tempo con Lucia in centro per i negozi e alcuni acquisti, tipo lo zenzero che era finito. Rientro a casa e anticipo calcistico con la vittoria del Milan dei nuovi acquisti e poi serata tranquilla a cena, sempre dieta ma filetto questa volta. La domenica mattina, prima la seduta in palestra, dopo la Santa Messa, quindi prima di pranzo l’incontro con Umberto che è stato gentilissimo a prendere il libro. E dopo il lauto pranzo… intermezzo musicale: “Ma quannu mai, sugnu a dieta. Manciai na cosa chi ci ssumigghiava a pasta cunzata chi cancioffuli bugghiuti e un finocchiu crudo, na nticchia i cioccolatu amaru amaru, poi annà a sciugari i robbi al “lavasciuga” e pattemmu cu me figghiu pa pattita direzione Marentino. Nenti pattita, campu mpraticabili pi l’abbitru. Tunnammu a casa e io mi nannai a vidiri nautra pattita.” Vi aspettate la traduzione adesso e invece “nenti, cu capisci capisci e l’autri pacenza”! Ah, ah, ah!

Ecco tutto questo è stato scritto perchè volevo raccontarvi delle mie emozioni “della presentazione del libro” (scrivo così a causa del SEO).
E perchè volevo pubblicare la prima recensione ricevuta ancor prima della pubblicazione del libro da salvatore, “uno di me cumpari prima da cuvva” e da sua moglie Daniela, “cummari i me mugghieri“.
Eccola.
La prima recensione del libro
Il “Primo Giorno” del diario inizia con un ricordo nostalgico dell’11 luglio 1982, giorno in cui l’Italia vinse la Coppa del Mondo di calcio. L’autore rievoca i momenti salienti di quella partita storica, con dettagli vividi sui giocatori e le emozioni provate. Questo ricordo si intreccia con il presente e le nuove sfide che lo attendono.
Attraverso aneddoti e riflessioni personali, Nino Gentile ci porta a conoscere, da una prospettiva non usuale, la stazione di Torino Rebaudengo Fossata.
La stazione, in stato di abbandono, diventa un punto di riflessione sulle difficoltà logistiche e le sfide quotidiane, un luogo simbolico del viaggio e ci introduce ai personaggi che lo accompagneranno in questa nuova avventura lavorativa come direttore del CFP Novara.
L’autore descrive con ironia e talvolta frustrazione le condizioni della stazione, sottolineando le difficoltà che affrontano i pendolari, le famiglie e soprattutto le persone con disabilità.
Ogni giorno di viaggio è un’opportunità per l’autore di riflettere sulla sua vita, sul suo lavoro e sulle persone che incontra. Il libro è arricchito da incontri casuali e osservazioni sulla vita quotidiana.
Pagina dopo pagina, la narrazione diventa emotivamente coinvolgente per il lettore.
L’inserimento di dettagli personali, come le abitudini della sua famiglia, i ricordi dei suoi cari e l’uso equilibrato del dialetto siciliano, rendono il testo molto intimo e toccante, aggiungendo al racconto autenticità e carattere.
E ca’ vi lassu.
il libro Stazione di Torino Rebaudengo Fossata
Nel senso che se ne volete saperne di più cercatemi per avere il libro, ma fate una lauta donazione, non come il mio pranzo di domenica, ai BIMBI SPERDUTI: trovate gli IBAN dei progetti sulle pagine di questo sito.

Nino Gentile