23 maggio 1992

Passassero pure mille anni e nessuno dimenticherà il 23 maggio 1992: almeno in Sicilia. Almeno i Siciliani. Fossero anche di credo politico o religioso diversi gli uni dagli altri. Fossero plebei o nobili, poveri o ricchi, giusti o mafiosi. Nessuno di loro lo dimenticherà mai il 23 maggio 1992. Nessuno.

Spero. Ma non ne sono certo.

Tocca a noi tramandarlo di generazione in generazione.

E io e Lucia lo abbiamo fatto. Marta, nostra figlia, è nata nel 1998 e Giuseppe Giulio nel 2004.

Loro lo sanno. E io e Lucia glielo abbiamo sempre ricordato. Gli abbiamo raccontato dove eravamo quel giorno e cosa stavamo facendo.

Loro se lo ricordano sempre il 23 maggio 1992, anche se non erano ancora nati.

Minchia Sig. Tenente, ci sono stati uomini che hanno combattuto il più corrotto dei sistemi troppo spesso ignorato.

Minchia Sir. Tenente, ci sono stati uomini che sono morti giovani, consapevoli che le loro idee sarebbe rimaste per sempre intatte come miracoli.
Idee di eguaglianza, idee di educazione.

Minchia Sig. Tenente,
Ed è così, tutti sudati
Che abbiam saputo di quel fattaccio
Di quei ragazzi morti ammazzati
Gettati in aria come uno straccio

Non ci rassegniamo. No.

Non dimenticheremo. No, non dimenticheremo, mai.

Ne sono certo, perchè i nostri figli saranno la nostra coscienza per quello che gli abbiamo lasciato in eredità: “un isola di sangue che fra tante meraviglie,
fra limoni e fra conchiglie… massacra figli e figlie
“.

Ogni volta muore un pezzettino di me, ma poi vedendo Marta e Giuseppe Giulio, rinasce la voglia di fare memoria e denunciare, quanto meno questo,

che ci sono stati uomini che
“hanno lasciato un segno con coraggio e con impegno
Con dedizione contro un’istituzione organizzata
Cosa nostra
Cosa vostra
Cos’è vostro?
È nostra… la libertà di dire”

Allora chi è, a chiamunu mattanza!

Screenshot

Una foto, tante canzoni, per raccontare tante vite spezzate per una causa eterna come quella della giustizia e della libertà.