Metti in fila le stelle

Flaviano metti in fila le stelle, se ti riesce!

Un altro fiore di maggio ad ornare l’altare di Maria Ausiliatrice.

Metti in fila le stelle se ti riesce!

Flaviano lo faceva tutti i pomeriggi, metteva in fila i monitor dei PC negli anni 90 per controllare che fossero tutti spenti, si chinava, prendeva la mira e guardava se c’era qualche led ancora acceso per poi spegnerlo e non dimenticare nessun monitor acceso. E poi andava a prendersi tutti i registri del CFP, il suo CFP, il Centro di Formazione Professionale di Piazza Rebaudengo. Flaviano era un salesiano coadiutore. Si, quelli che servono tutti e sanno fare tutto, in silenzio, senza mai stancarsi. E lì ha vissuto per 70 anni fianco a fianco a Pippo, anche lui salesiano coadiutore. Ed ora l’ha lasciato da solo. Lui ingegnere, capace di fare ogni cosa. L’altro ingegnoso meccanico. Ed ora Pippo, l’ingegnoso meccanico, dovrà inventarsi una vita senza Flaviano.

il maestro, i maestri

Non ho alcun diritto di considerarli i miei maestri perchè sono i maestri di tutti, di tanti giovani e di tanti formatori come me, che hanno avuto l’onore e la fortuna di incontrarli all’inizio della propria vita, quella degli studi o quella professionale.

Flaviano se n’è andato in punta di piedi, così come lavorava prima da insegnante, poi da direttore. Ed io l’ho conosciuto così, da direttore, al mio primo incarico e al suo primo anno di direzione ininterrotta da settembre 1993 ad agosto 2007.

Non ricordo nei mie 32 anni di lavoro al CNOS-FAP una direzione così longeva. Posso giurare davanti a Dio che fino all’ultimo suo respiro ha lavorato per i giovani e per il Rebaudengo. Come Don Bosco. Non si è risparmiato un solo minuto. E qualche giorno prima di lasciare per l’ultima volta quel giardino, che ha attraversato per 70 anni, l’ho visto con i registri sotto braccio uscire dall’ufficio di Patrizia per andare nel parlatorio difronte a controllarli uno per uno: e non gli sfuggiva il benché minimo errore. Poche ore dopo era in un lettino a Valdocco, proprio sopra la statua di Don Bosco che campeggia sotto le Camerette. Questa volta i registri non se li è portati. Al pomeriggio di lunedì gli ho stretto la mano sotto lo sguardo attento di Don Mario e poi al mattino alle 5 tutto era compiuto.

in punta di piedi

Se n’è andato così come in questa foto: solo Michele si è accorto che stava passando in corridoio dagli elettromeccanici.

Sergio C. subito dopo la messa funebre mi ha detto con gli occhi pieni di lacrime: “Nino se il Paradiso esiste, a Flaviano tocca di diritto!” Non ricordo esattamente la frase di Sergio, ma il senso è questo: “Se non ci va lui non ce n’è per nessuno di noi”. Ci siamo abbracciati tutti. Marco, Sartorello, Daniele, Luciano, appunto Sergio C, e anche Sergio B., Ermanno, Michele, Lucia, Gianluca. Dimentico sicuramente qualcuno.

C’era Guido, anche lui salesiano coadiutore, era stato il nostro Direttore Generale del CNOS-FAP Piemonte al tempo, oggi è al San Luigi di Torino.

La commozione era tanta, ma su tutti campeggiava la sua ironia e Sergio C. l’ha ricordata quando ha raccontato di quel ragazzo che stava soffocando a cui Flaviano salvò la vita tirando fuori la lingua che aveva ingoiato: “E’ l’unico caso della storia in cui un uomo morde un cane” raccontava lo stesso Flaviano. E sì perchè il tentativo di Flaviano di salvare l’uomo che stava soffocando ebbe successo, ma l’uomo gli morse le dita e lui, Flaviano, di cognome faceva “Cane”. Si Flaviano Cane.

70 anni

E Pippo era li, in mezzo a noi: “Starò qui, non vado al cimitero. Non ho più lacrime da versare. Starò qui dove abbiamo vissuto fianco fianco per settant’anni“. “A tavola negli ultimi giorni mangiava pochissimo“. Erano seduti fianco a fianco, manco a dirlo. Ci diceva che lamentava dei problemi allo stomaco a cui però non sapeva dare spiegazione. Ma di curarsi figurati. Non voleva dare fastidio a nessuno, figurati se andava a dire che non stava bene. Lui che la sera quando finiva la giornata ti salutava così: “Mi raccomando non ti ammalare perchè domani c’è lezione e i ragazzi hanno bisogno di te“. E poi il suo modo discreto di chiederti di fare supplenza. “Michele, Nino, domani c’è da sostituire Tizio e Caio, sono certo che voi ci sarete“. Come facevi a non metterti a sua disposizione.

La leggenda dell’Istituto, costruito dal Conte Rebaudengo e donato ai Salesiani per formare i missionari, narra che non si sa se prima siano state poste le colonne del cortile del Rebaudengo oppure siano arrivati loro, i Coadiutori Salesiani che lo hanno animato dal principio e che hanno messo fondamenta così solide perchè il Rebaudengo possa accogliere i giovani ancora chissà per quanti anni.

Silvano, Giuseppe, Annibale sono stati appena raggiunti da Flaviano.

In Paradiso non me li immagino mani nelle mani, staranno costruendo, riparando, manutenendo sicuramente qualcosa. E San Pietro, non appena Flaviano si presenterà, gli darà il suo di lavoro: “Metti in fila le stelle“. E tu, ne sono certo, ci riuscirai, come facevi con i tuoi computers e con i registri, inseparabili compagni di lavoro. Hai tutta l’eternità per farlo.

Ciao Flaviano, Signor Direttore.