6 luglio 1996, 6 luglio 2025 = 29 anni!
Grazie Lucia.
Basterebbe questo grazie per incorniciare il 6 luglio, bastano solo due parole per sostanziare il 6 luglio.
“Se parlo le lingue degli uomini e anche quelle degli angeli, ma non ho amore, sono un metallo che rimbomba, uno strumento che suona a vuoto.” (1 Corinzi 13)
Tutto il resto è stato, è e sarà il suo frutto.
Oggi che nulla è per sempre.
Oggi che impegnarsi finché morte non ci separi è anacronistico.
Oggi che “Ma state ancora insieme dopo tutti questi anni?”.
Sì e c’è chi ha fatto più di noi. Se volete vi faccio l’elenco, ma non voglio turbare il mordi e fuggi di questo abbrivio di terzo millennio.
Scrivo in diretta. Come fosse un post. Scrivo perchè Lorenzo, il mio psicologo, mi ha detto che è un buon modo per esorcizzare il senso di colpa: “se potessi avere una siringa ed usarla come si fa per sturare le orecchie”. Troppo giusto come esempio. Si perchè il senso di colpa è come il pus, fa marcire tutto quello che ha intorno.
E allora ha ragione Lucia devo scrivere dei giorni di Torino, dei mie primi 42 anni quasi 43 di vita Torinese. Posso dire forte che lo rifarei anche se i primi 5, quelli senza Lucia, sono stati durissimi. Lei c’era già a Torino, ma io non lo sapevo ancora.
Poi tutto accadde quel fatidico 12 maggio del 1987. Poi una settimana di ricerca spasmodica. La cartolina del Servizio militare, civile, con destinazione Bellaria Igea Marina. Il segretario comunale che mi raccontò al telefono che avevano rinunciato già da due anni. Io che chiamo Aurelio per tentare l’impossibile e farsi assegnare ai Salesiani di Sicilia e poi i primi sei mesi di servizio a Torino prima di trasferirmi per un anno a Giostra, il quartiere di Messina più che Vallette e Falchera e Mirafiori messi insieme. Beh si, Lucia la rintracciai grazie ad un amico che conosceva un’amica che aveva il suo numero di telefono fisso. E già non esistevano ne i cellulari ne whatsapp. E quindi non sapendo il cognome di quella bellissima ragazzina appena diciottenne non avevo alcun modo di rintracciarla.
Poi il tempo trascorso insieme tra casa, studio, casa di Ermanno e l’oratorio.
E poi la laurea. Senza di te Lucia, senza Nonna Gilda e Nonno Vincenzo sarebbe stata un’impresa impossibile. Poi il lavoro. Un anno a fare il commerciale in un’azienda improbabile.
E poi finalmente il “mio lavoro” con i ragazzi, insegnare, stare con loro secondo quanto ha predicato Don Bosco. Il Rebaudengo. Flaviano, Silvano, Annibale, Lucio. Quest’ultimo è ancora vivo nonostante le sue ultime avventure o disavventure, se vogliamo. Due cortili: quello del Michele Rua e quello del Rebaudengo. Mi sono entrati nel cuore e nell’anima e mi hanno rivoltato come un calzino. Oggi mi tocca quello del Michele Rua, perchè alla soglia dei 62 andare in cortile e fare assistenza è ancora tanta roba.
Mi piacerebbe tanto che Lucia raccontasse la storia che abbiamo vissuto insieme fino ad oggi. Mi interessa tantissimo il suo punto di vista anche se non le ho mai dato l’impressione di esserne interessato perché parlo sempre io. Però sarebbe bello sentire il suo racconto.
Un anno dopo l’altro e la storia si deve scrivere. Come suggerisce Lorenzo, come vuole Lucia.
Certo ci sarà un’anteprima in questa storia, ossia dal 20 ottobre 1982 al 12 maggio 1987 perchè senza di quella non ci sarebbe stato il resto.
Prima il 6 luglio 1996 però.
Nino ha un lavoro vero, un lavoro che gli piace, un lavoro stabile dal 14 settembre 1993. Mette da parte quasi tutto quello che guadagna perchè al resto ci pensa Lucia e la sua Famiglia. “Ci sposiamo dopo che mi laureo, altrimenti poi non ci riuscirò se avremo una famiglia“. Così affermava con risolutezza Lucia mentre gli anni di fidanzamento trascorrevano veloci. Alla fine saranno 9.
Si “ragazzi di oggi” si chiamava fidanzamento quella cosa li dove due stavano insieme ma ognuno a casa sua. Convivenza non sapevamo nè come si scrivesse e nemmeno come si pronunciasse a quel tempo.
E a noi probabilmente non interessava perchè volevamo diventare una famiglia: era il nostro sogno. “Io sono la vite. Voi siete i tralci. Se uno rimane unito a
me e io a lui, egli produce molto frutto“. (Gv 15,1-8)
8 marzo 1996: Lucia si laurea in Pedagogia, indirizzo Psicologico. Si può fare. Ora toccava a lei mantenere la parola. Lo ha fatto. Ha mantenuto la parola: “Nino ci possiamo sposare“. Ma non avevamo una casa dove abitare. Qualche giorno dopo mi telefonò Ermanno: ” Nino la nostra padrona di casa ha un appartamento al 151 (di via Monte Rosa) e te lo affitta, le ho già parlato. Chiamala.” Con i fratelli Venturino, Ermanno ed Ezio, una parola è troppa e due parole sono poche.

Io avevo raccolto quanto serviva per arredare un piccolo appartamento, ma per la camera da letto non c’è stato verso ha voluto pagare Nonno Vincenzo.
E allora questo matrimonio sa da fare Massimo e quindi via di corsa con i preparativi.
“E cosi anche voi, mariti: vivete con le vostre mogli tenendo conto che la loro natura é più delicata. Trattatele con rispetto perché esse devono ricevere da Dio il dono della vita eterna come voi. A questo modo non vi sarà difficile pregare insieme.” (da 1 Pietro 3)

Lucia ha pensato a tutto quello che serviva per arredare la casa e per alcuni aspetti della cerimonia nuziale, mentre io mi sono occupato della location, dei canti in chiesa e degli arancini per la festa con gli amici. Le letture le abbiamo scelte insieme. Spettacolo nello spettacolo la serata a Lombriasco per la quale non finirò mai di ringraziare Don Enrico e Nazareno, il maestro pasticcere di Marsala che con suo figlio Nicola ha fritto ben 60 arancini: io non sono riuscito ad assaggiarne neanche uno. Papà e mamma ospiti di Don Luigi al Rebaudengo, mio fratello Corrado e Francesca da Lucia, Tonino, mio cugino, a casa di Massimo.
Il 6 luglio 2025 ci saranno anche Marta e Giuseppe Giulio: la nostra famiglia, la nostra vita. La nostra famiglia aperta a tutti quelli che incontriamo dagli allievi ai disoccupati, dagli amici dei nostri figli ai nostri amici, fino ai bimbi sperduti.
Ringraziarvi tutti sarebbe bello come scrivere un libro, dove il nostro incontro con ciascuno di voi corrisponde ad una storia, ma non arriverei in tempo al 6 luglio 2025.
Auguri Nino e Lucia.