Piove a Torino

28 agosto 2025, piove a Torino.

Piove a Torino, questa frase un tempo quando nel lontanissimo 1982 era inutile: a Torino pioveva sempre.

E per tanti anni a Torino pioveva spesso e faceva tanto freddo. Almeno fino alla fine del secolo scorso e quindi pronunciarla non aveva tanto senso.

Ho sempre avuto uno strano rapporto con la pioggia. da piccolo sentivo tutti che l’aspettavano sopratutto in estate e sentivo la Zia Maria che si lamentava sempre del caldo e che agognava la pioggia e il freddo. Ma lei che ne sapeva del freddo e della pioggia di Torino! E quando succedeva che pioveva, d’estate, tutti fuori a giocare con l’acqua e le pozzanghere. Nello stesso tempo quando si scatenavano i temporali e andava via la corrente, attribuivo alla pioggia questo accadimento e mi faceva paura il buio. Forse erano più i lampi e i tuoni a procurarmi questa sensazione.

Ecco la pioggia finalmente!

Stamane uscendo per andare in palestra pioveva. A Torino piove. “Finalmente!”, diranno in tanti. In questi mesi caldissimi la pioggia è stata veramente agognata in particolare a Torino. Certo se piove come questa mattina, ossia a “zuppa viddanu”, lento, lento, lento in modo che la terra assorba tutta l’acqua che il cielo le manda, allora bene. Anzi molto bene. Se piove invece come ha fatto nella costa adriatica qualche giorno fa: male, male, molto male.

Ma non è mia intenzione fare una disquisizione sul valore della pioggia, nè tanto meno sul cambiamento climatico. Ci sono gli esperti. E anche i politici. A secondo della fazione a cui appartengono.

Io volevo solo raccontarvi che quando piove tutto è grigio e sembra triste. Anche la gente sotto gli ombrelli che incontri per strada. Anche i “mercatari” rintanati nei loro angusti spazi dietro il bancone o sotto gli ombrelloni giganti, che ultimamente hanno la funzione di proteggerli principalmente dal sole. La pioggia attutisce le loro voci.

Ma un momento dopo torna a sorridere

Torino quando piove è triste. Ma un momento dopo, quando il sole ritorna a farsi spazio tra le nuvole anche Torino torna a sorridere. Le foglie degli alberi e l’erba dei prati la vestono di verde che è un piacere guardarla. Manco Michelangelo riuscirebbe a fare meglio.

E allora pensando a questo, attraverso il mercato e mi incammino sotto il ticchettio delle pioggia d’agosto. Mi bagno sì. Anche se ho un cappellino che mi protegge la testa dato che i pochi capelli non possono più assolvere a questa funzione come quando avevo 15 anni. Mi piace sentire la pioggia che mi bagna e quindi non porto l’ombrello. Quasi mai. Sopratutto quando non piove da tempo. La preferisco al vento, al contrario di Lucia. Anche quando giocavo a pallone, la pioggia non mi infastidiva. Il problema principale era il fango che si formava nei campi di terra battuta che principalmente, anzi esclusivamente, ospitavano le nostre partite. Anche qui a Torino. Raramente ho avuto il piacere di giocare nei campi in erba anche a livello amatoriale. Adesso sono tutti in sintetico. Altra storia.

E allora meno male che a Torino piove e che io ho la fortuna di potermi gustare la pioggia all’aria aperta.

Dove piovono bombe

A differenza di altri uomini, donne e bambini dove invece piovono bombe. Altro che farsi bagnare dalla pioggia. Altro se sono tristi.

Le gocce che li bagnano sono di sangue. In Palestina, in Ucraina e in tutti i luoghi dove la gente muore e non ha tempo di pensare alla pioggia o al sole. Ai cambiamenti climatici. Alle alluvioni. Nossignore, non ha questa facoltà perchè qualcuno un giorno gliel’ha tolta. Ha deciso di far piovere bombe, razzi, proiettili che trapassano ogni riparo. Non chiediamoci perchè facendo finta di non sapere. O addirittura meravigliandoci come a dire: “Com’è possibile che accadano queste atrocità.”

I bambini non possono giocare nelle pozzanghere con l’acqua. Non possono aver paura dei fulmini e dei tuoni. Non possono essere bambini. E i papà e le mamme non possono vederli crescere, giocare, non li possono rimproverare perchè si sporcano di fango giocando nelle pozzanghere. Non possono perchè sono morti.

Quando il mondo dorme

“Quando il mondo dorme” così si intitola il libro di Francesca Albanese. Rimango muto leggendo le storie che racconta. Di quella bambina piccola piccola che è stata assassinata con altre persone, mentre in auto tentavano di salvarsi, da una pioggia di proiettili, più di trecento, sparati da un carrarmato a pochi metri di distanza. Ed oggi l’orrore che ci racconta l’Albanese si ripete ancora mentre le bombe devastano l’ospedale, massacrano uomini e donne che cercano di soccorrere altri uomini e donne. Sarà perchè lì c’erano dei giornalisti che raccontavano gli orrori della guerra in Palestina? Massacrati, tutti.

Ed in Ucraina forse che gli orrori sono diversi? Forse che i motivi sono diversi? Forse che non ci si può far bagnare dalla pioggia? Forse che i bambini non posso giocare nelle pozzanghere. Forse.

A Torino piove, acqua.

A Gaza, in Palestina, a Kiev, in Ucraina ogni giorno piove sangue.

Qualcuno vuole dare un’opportunità alla pace?